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Nessuna Smart City è un’isola

Settembre 29, 2022

 

Più una città è smart, più dovrà essere consapevole della varietà di stakeholder coinvolti in ogni processo decisionale. La fruizione dei dati, di conseguenza, dovrà essere accuratamente gestita da parte dei CIO cittadini, che dovranno garantire un adeguato livello di governance, nonché promuovere la data literacy ,necessaria affinché tutti possano beneficiare dei dati come patrimonio condiviso.

Quando parliamo di “smart city” intendiamo, tipicamente, una città intelligente, che integra tecnologie digitali nelle proprie reti, nei propri servizi e nelle proprie infrastrutture. Ma questo non basta a caratterizzare un organismo che, senza alcun dubbio, è ancora più complesso di quanto non potrebbe sembrare a prima vista. 

Secondo Gartner, la parola chiave per comprendere l’essenza di una smart city, potrebbe essere non tanto “tecnologia” quanto, piuttosto, “ecosistema”, perché ogni decisione, dalla più grande alla più piccola, coinvolge un numero di persone e di stakeholder decisamente elevato. 

Privati cittadini, aziende, scuole, associazioni: qualsiasi aspetto della vita pubblica ha implicazioni su una pluralità di enti e persone di cui è necessario tenere conto. Possiamo dire di essere già oltre la smart city e possiamo parlare più propriamente di  artificially intelligent city ,  un sistema urbano che funziona come un sistema di sistemi, le cui attività economiche, sociali, ambientali e governative si basano su pratiche sostenibili condivise e guidate da tecnologie di intelligenza artificiale e di deel learning, che permettono potenzialmente di raggiungere risultati utili a tutti gli esseri umani e non umani coinvolti.

Un ecosistema di stakeholder

Possiamo capire quanto tutto questo sia vero con un semplice esempio: un comune decide di installare un numero di stazioni di ricarica per veicoli elettrici. Dove le andrà a posizionare? Se si sceglierà il centro città,  le facility potrebbero andare a privilegio di pochi; di contro, se si scegliesse una zona trafficata non si farebbe che peggiorare la congestione e, magari, eliminare parcheggi preziosi. E poi: quale prezzo è giusto far pagare l’energia, ammesso che sia giusto farla pagare? È facile capire che le risposte a queste domande coinvolgono molti player e molto diversi tra loro. 

Un comitato permanente per la governance 

L’accelerazione della tecnologia osservata negli ultimi anni, inoltre, sta aprendo moltissime possibilità per migliorare gli ambienti cittadini, soprattutto grazie alle reti dei dispositivi che costituiscono l’Internet delle cose. I CIO delle smart city devono quindi collaborare con tutti gli stakeholder dell’ecosistema urbano e, cosa ancora più importante, permettere loro di collaborare l’uno con l’altro in maniera aperta, trasparente e con la massima fiducia. A questo fine, Gartner suggerisce la creazione di un comitato permanente composto da rappresentanti di tutti gli stakehoder che sappia bilanciare gli interessi di tutti i player coinvolti, in nome di obiettivi di interesse comune. 

Il carburante della smart city: i dati

Questo comitato dovrà essere gestito o moderato dai CIO, in quanto in possesso del know-how per fare innovazione ,proteggendo al tempo stesso i dati dei cittadini. Già, i dati: sono loro a essere al centro di qualsiasi modello di smart city e il ruolo di ogni CIO di una smart city è fare sì che questo flusso di dati scorra senza intoppi. In particolare, ai CIO serve una comprensione olistica delle priorità, dei profili di rischio e degli obiettivi dei diversi stakeholder che compongono il loro ecosistema, ma non sempre il loro livello di conoscenze è sufficientemente maturo.

Non è certo una novità il fatto che le grandi città siano troppo spesso congestionate dal traffico. La pandemia non ha fatto che peggiorare questa situazione, scoraggiando l’utilizzo dei mezzi pubblici a favore di quelli privati. Alcune città, come per esempio Parigi, hanno risposto attraverso una serie di iniziative che ha potenziato l’uso della bicicletta, allargando la rete delle piste ciclabili e operando a stretto contatto con un’azienda che gestisce l’utilizzo del bike sharing attraverso un’app dedicata. È chiaro che un’attività di questo tipo genera e richiede un importante flusso di dati per funzionare: dati di geo-localizzazione, dati per il pagamento e altri dati che possono contenere informazioni preziose sul traffico o sulla disponibilità dei parcheggi, per esempio. Tutti questi dati dovranno essere poi razionalizzati attraverso una governance appropriata, affinché risultino utili e disponibili per tutti gli stakeholeder che potrebbero averne bisogno per prendere decisioni in tempo reale. 

Data literacy e obiettivi condivisi.

Affinché questa serie di servizi smart sia sostenibile, deve esserci  in primo luogo un buon livello diffuso di data literacy, insieme a un chiaro protocollo che stabilisce le priorità per lo sviluppo dell’intero ecosistema, i processi operativi e gli obiettivi da seguire, anche considerando le condizioni di incertezza che il futuro ci riserva. La complessità dei sistemi da governare è destinata a crescere nel prossimo futuro e i CIO dovranno farsi trovare preparati.